23 anni dopo il terremoto del 2002 il Molise attende ancora la fine della ricostruzione

Ventitré anni dopo il terremoto che nel 2002 devastò il Molise, nei comuni del cratere sismico la ricostruzione non è ancora conclusa. A oltre due decenni dal sisma restano da completare circa 200 cantieri sui 1.200 avviati dopo il disastro: mancano all’appello il 17% dei lavori e l’8% della spesa complessiva.

I ritardi maggiori si registrano nei centri attorno a San Giuliano di Puglia, simbolo della tragedia, e in particolare a Bonefro, Colletorto, Castellino e Rotello, dove le impalcature sono ancora parte del paesaggio urbano.

Il termine per chiudere gli interventi era fissato al 30 settembre, ma la Regione ha deciso di concedere una nuova proroga. Con un provvedimento firmato dal direttore dell’Agenzia regionale per la ricostruzione, Antonio Lastoria, è stato stabilito che tutti i cantieri rientranti nel Piano di Sviluppo e Coesione del Molise potranno restare aperti fino al 31 dicembre 2025. Chi, entro quella data, presenterà un’ulteriore richiesta di rinvio con un cronoprogramma aggiornato, potrà ottenere un nuovo slittamento fino al 30 settembre del prossimo anno.

Una boccata d’ossigeno per le imprese, che da tempo chiedevano margini più ampi per portare a termine gli interventi. Nel documento ufficiale si sottolinea che le cause dei ritardi non sono imputabili agli operatori, ma a una serie di fattori esterni che negli ultimi anni hanno inciso pesantemente: prima la pandemia, che ha imposto lunghi stop ai lavori, poi la guerra in Ucraina, che ha determinato un forte aumento dei costi dei materiali e una crisi diffusa nel settore edilizio.

A ventitré anni da quel sisma che segnò per sempre il Molise, la ricostruzione è dunque alle sue battute finali, ma non ancora chiusa. E nei paesi del cratere resta viva la speranza che il 2026 possa finalmente essere l’anno della ripartenza definitiva.

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