Aldo Di Giacomo, il Caso Nico Romagnuolo e il controllo sugli atti della Giunta Regionale

Ormai è conosciuto da tutti come “Il Caso Romagnuolo” e riguarda la nomina, avvenuta a settembre del 2020, dell’ex consigliere regionale Nico Eugenio Romagnuolo alla guida del Consorzio per il Nucleo Industriale di Bojano.

La questione sollevò subito,negli ambiti politici, un problema critico, a causa di un eventuale abuso di ufficio, una nomina non consona alle varie norme legislative.

A tal riguardo è scattata una indagine, che ha portato alla richiesta del rinvio a giudizio, proposta dal Pm Viviana Di Palma, nei confronti del presidente Toma, dei componenti la Giunta, chi era assessore nel momento della nomina e chi lo è ancora”, Calenda, Cavaliere, Cotugno, Marone, Niro e Pallante, oltre naturalmente Nico Romagnuolo.

Tutti loro dovranno comparire davanti il Gup del Tribunale di Campobasso il 6 settembre.

Sulla vicenda, oggi, torna il Presidente dell’Associazione Cultura e Solidarietà, Aldo Di Giacomo, che sottolinea come “resta ingiustificato sul piano civico il comportamento del Presidente Toma e della sua Giunta”.

Non poteva non essere a conoscenza del Presidente e degli Assessori e ancor di più dell’ufficio giuridico-legislativo che supporta il lavoro della Giunta” – scrive, richiamandosi al Decreto specifico del 2011 del Governo Monti – “la normativa di legge in materia di inconferibilità e incompatibilità di
incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati di controllo pubblico”.

Una norma che prevede che chi è stato componente di Giunta o Consiglio non può assumere, per almeno due anni, ruoli in Enti Regionali.

Per il presidente dell’Associazione Cultura e Solidarietà siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che la società civile e le forze sane molisane devono
essere messe in condizione di poter esercitare il controllo sugli atti della Giunta Regionale.