Centro Antiviolenza, Liberaluna: “L’unica verità dei fatti è il no della sindaca”. Intanto, individuati i locali

Dopo lo scontro politico tra la consigliera regionale Stefania Passarelli e la sindaca Marialuisa Forte sulla questione del Centro Antiviolenza, interviene direttamente la responsabile dell’Aps Liberaluna, Maria Grazia La Selva.

In una nota dai toni fermi, afferma che “l’unica verità dei fatti è il no della sindaca di Campobasso” alla concessione dei locali di Viale del Castello, sede storica del CAV e già autorizzata al funzionamento secondo le norme vigenti.

In una nota dettagliata, La Selva ricostruisce la vicenda dal punto di vista del nuovo gestore, aggiudicatario della coprogettazione regionale per la rete antiviolenza.
“Era chiaro sin dall’inizio – afferma la responsabile – che la gestione del CAV comprendesse anche l’utilizzo dei locali di Viale del Castello, sede già autorizzata e registrata. Tuttavia, dopo una prima disponibilità manifestata dalla sindaca il 15 ottobre, due giorni dopo è arrivata la comunicazione ufficiale che i locali sarebbero stati destinati ad altro uso”.

Dopo la decisione del Comune, il Servizio Programmazione Politiche Sociali della Regione ha avviato contatti con l’Asrem per individuare una sede alternativa. Ma, spiega La Selva, gli spazi proposti non avrebbero soddisfatto i requisiti minimi: “Erano disponibili solo tre giorni a settimana, in contrasto con le linee guida della Conferenza Stato-Regioni e quindi non autorizzabili”.

Liberaluna ha quindi offerto la propria sede – già conforme e attiva – e chiesto un incontro ufficiale con la sindaca tramite la delegata comunale alle Pari Opportunità. “Purtroppo – sottolinea La Selva – non abbiamo ricevuto risposta”.
“È evidente che la Regione Molise e l’ente aggiudicatario del servizio ritengono fondamentale il rispetto delle norme vigenti in materia – si legge nella nota – quelle che invece sembrano sconosciute alla Sindaca di Campobasso che inoltre, forse inconsapevolmente, con la sua difesa d’ufficio, ha demolito le ambizioni di un’intera comunità (e anche quelle che a parole dice di perseguire) ovvero di fare rete per prevenire e contrastare la violenza sulle donne in modo sinergico, offrendo tutte le opportunità per “salvarsi””.

La Selva cita come esempi positivi i Comuni di Isernia, Termoli e Campomarino, che insieme agli Ambiti Territoriali Sociali hanno messo subito a disposizione locali idonei, senza rallentare l’attività dei centri.

I rischi derivanti da questa decisione del Comune di Campobasso sono adesso oggetto anche di una diffida e messa in mora presentata dall’APS Liberaluna.

“Le donne vittime di violenza, che hanno bisogno di ascolto, aiuti concreti e accompagnamento alla rinascita, saranno accolte come sempre. La Regione Molise, con il Servizio Programmazione Politiche Sociali, e l’APS Liberaluna troveranno la soluzione migliore. Ma è importante ribadirlo: la decisione del Comune penalizzerà le donne che accedono al servizio nonostante Liberaluna abbia già individuato una nuova sede, avviare l’iter autorizzativo richiesto dalle normative vigente richiede tempo. Quello che non hanno le vittime di maltrattamenti, di violenza”.

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