La storia della solidarietà tra Montebelluna ed Oratino

Il merito è soprattutto del la Sezione del Molise dell’Associazione Nazionale Alpini, che ha voluto, attraverso il gemellaggio con gli alpini del Gruppo di Montebelluna, in provincia di Treviso, riportare all’attualità dei nostri giorni una bellissima vicenda storica, che accomuna due comuni, quello veneto e quello di Oratino.

Una storia che è datata 1918, quando nel giorno della Pasqua arrivarono nel comune molisano, oggi uno dei Borghi più belli d’Italia, alcune centinaia di profughi, provenienti appunto dal teatro di guerra del Primo conflitto Mondiale, Montebelluna ed altre parti del Veneto e del Friuli.

Furono essi accolti in un paese povero, dove erano rimasti soltanto vecchi, donne e bambini.

I profughi restarono per un anno, condividendo le povere cose con gli oratinesi, consolidando una vicinanza importante tra persone con culture , tradizioni e lingue diverse, dimostrando che la solidarietà è il punto centrale della Civiltà.

Il ritorno della Memoria per quell’avvenimento è stato favorito dagli studi dello storico Lucio de Bortoli, che, nel percorso di una accurata ricerca è riuscito ad avere le poche ma significative documentazioni amministrative, ma anche e soprattutto le note private tra le persone, scaturite dalle lettere che si sono inviati nel corso del dopoguerra le persone che prima neanche si conoscevano.

Un libro, questo dello storico veneto, che ha acceso i riflettori su una vicenda caduta in oblìo e che ha dato il via alle manifestazioni che oggi hanno trovato il punto principale delle iniziative, in cui sono coinvolti i due Comuni, le loro amministrazioni, i cittadini e soprattutto gli Alpini, che non sono un semplice Corpo militare, ma portatori sani proprio di Civiltà e di Solidarietà, presenti ancora con i loro gruppi nelle giornate della sofferenza, quando la terra trema o quando viene inondata dall’acqua che tracima dai fiumi o quando ancora si diventa vittime della forza della natura, quella che è madre e che sempre più si ribella alle scelte senza senso dell’uomo moderno.

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