Le burocratiche insostenibili incertezze lavorative dei Centri per l’Impiego in Italia

Se parliamo sempre, in questi ultimi 20 anni di emergenza lavorativa in Molise una ragione pur deve esserci, perché se è vero che la crisi economica è stata disastrosa per tutti, qui da noi è stata assai più terribile, giocando a perdere di sperperi di risorse pubbliche e private, dismissioni di aziende, di famiglie in perenne difficoltà e di una disoccupazione, immensamente grave per i giovani e moltissimo crudele per tutti.

Torniamo a parlare del Centro per l’Impiego, che filologicamente e pure semanticamente, è motivo concettuale di una propulsione, il Centro, che dovrebbe irradiare raggi e direzioni, tutti nel segno dello sviluppo, della novità di creare le più servizievoli vicinanze all’Impiego, al dono costituzionale del lavoro e dunque della serenità di qualche stipendio o, come non si dice più qualche nota di serenità da salario.

Tutto quello che non è, essendo di fatto un gorgo di percorsi burocratici, moduli da riempiere, elenchi da preparare, segnali di non lavoro, di assoluto non impiego.

Oggi è dura se pensi a questo Centro, dove tutto funziona quanto meno male, con file enormi, a tempo, con personale esiguo, che non ha colpa se non quella di subire le onde di un oceano pericolosissimo da attraversare, che tante visioni di governi centrali e periferici hanno totalmente ignorato, nonostante le proteste e gli accorati appelli.

Ora li stiamo riscoprendo, questi terribili Centri, tra Impieghi che svolazzano inutilmente lontani da ogni realizzazione e le aspettative di chi vuole lavorare, perfino disdegnando gli oboli assistenziali e di chi si vede ormai vivere tra depressioni e sogni interrotti, tra ideali spezzati e giochi al vero massacro.

Ora si fanno proclami e progetti, arriveranno gli stessi che avevano nel passato possibilità a produrre riscontri positivi a proporre strade di rilancio e di sviluppo.

Il tempo delle mistificazioni non è mai terminato, forza, ricostruiamo la fila, ma che sia breve, che più di venti persone al giorno noi non riusciamo nemmeno ad ascoltare.

 

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