Francesco Roberti accusato di diffamazione aggravata ai danni del penalista D’Aloisio

Imputazione coatta. È quanto disposto dalla Procura della Repubblica di Larino nei confronti del presidente della Regione, Francesco Roberti con l’accusa di diffamazione aggravata ai danni dell’avvocato penalista D’Aloisio. Il provvedimento, adottato dal Giudice per le indagini preliminari, ha portato alla richiesta di citazione diretta a giudizio del governatore, in attesa ora della notifica formale.

L’inchiesta prende origine da una querela e da un esposto presentati dallo stesso Roberti contro il legale, presidente della Camera Penale del Basso Molise, accusato dal governatore di averlo pubblicamente diffamato sostenendo che – quando Roberti era sindaco di Termoli – il Comune non aveva pagato parcelle professionali a diversi penalisti per cause vinte. In sede di udienza, tuttavia, l’avvocato ha fornito documentazione a supporto delle sue affermazioni, dimostrando il mancato pagamento degli onorari.

Il procedimento contro D’Aloisio si è così concluso con il suo proscioglimento, ma ha innescato un effetto contrario: il GIP ha ritenuto diffamatoria una frase contenuta nell’esposto presentato da Roberti, disponendo quindi l’imputazione coatta per il presidente della Regione.

Stando ad alcune indiscrezioni Francesco Roberti risulterebbe iscritto nel registro degli indagati anche per calunnia, mentre un dirigente del Comune di Termoli sarebbe indagato per depistaggio, con l’accusa di aver fornito false informazioni a sostegno dell’esposto presentato dal governatore.

In risposta alla notizia, è giunta una nota ufficiale da parte degli avvocati del Presidente Roberti, Mariano Prencipe e Marcello Benevento, nella quale si sottolinea che ad oggi non risulta alcuna notifica del decreto di citazione a giudizio. I legali precisano che la presunta diffamazione sarebbe limitata a una singola frase contenuta in un esposto disciplinare presentato al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, e non avrebbe nulla a che fare con la vicenda delle parcelle.

«Il procedimento disciplinare da cui è scaturito l’esposto è ancora pendente», spiegano gli avvocati, sottolineando che l’opposizione dell’avvocato D’Aloisio all’archiviazione del fascicolo era stata dichiarata inammissibile per tardività. Sempre secondo la difesa, non vi sarebbe alcun fondamento per l’ipotesi di reato di calunnia, e nessun procedimento sarebbe in corso nei confronti di dirigenti comunali per depistaggio.