La protesta delle TV locali contro il Governo che sostiene economicamente i soliti noti

L’attuale crisi, prodotta dalla pandemia, ha portato una enorme difficoltà economica a tante testate informative locali, specialmente televisive, che, essendo finanziate soprattutto dai flussi pubblicitari, patiscono le problematiche del mondo produttivo e del commercio.

A tal riguardo la rete delle emittenti che si ritrovano nella REA, la Radiotelevisioni Europee Associate, ha stimato in 899 le imprese radiotelevisive locali che sono in procinto del fallimento e ben 3.600 tra tecnici e giornalisti che perderanno a breve il loro lavoro, mancando del tutto del supporto del Governo e del Ministero delle Attività Produttive, sostegno più volte chiesto per mantenere in vita una attività informativa capillare dei territori, attività altrimenti non svolta perché difficilmente attuata dalle imprese e testate nazionali.

La risposta è stata finora negativa e niente e nessuno, da parte governativa, ha sentito di assumere una posizione di sostegno, lasciando di fatto che tutto si compiesse senza alcun aiuto economico concreto.

Intanto però affidano a un ristretto gruppo di televisioni, scelte “ad hoc”, una serie di commissioni per “messaggi corona virus” nel periodo dal 2 dicembre 2020 al 31 gennaio 2021, scandalosamente pagati alla iperbolica somma di 40.375.000 euro.

Una situazione che chiede una presa di atto importante, perché di fatto il Governo sancisce la regola di favorire alcune imprese e di ignorarne altre.

Così succede che la risposta non può che essere un primo segnale di lotta, quando nella giornata di venerdì 11 dicembre, oltre trecento canali televisivi spegneranno i loro segnali per 5 minuti ogni ora di programmazione, una azione che affianca quella legale, con il ricorso al TAR del Lazio e la richiesta di sospensione cautelare al Decreto del Ministro Patuanelli per una ripartizione, equa e trasparente, delle risorse stanziate allo scopo.

Comments are closed.