Crollo delle nascite, Isernia maglia nera d’Italia: solo 453 bambini nel 2023

Dubbi ed interrogativi sul futuro del territorio e sull’efficacia delle politiche messe in campo per contrastare lo spopolamento. La provincia di Isernia si trova a fare oggi i conti con un bilancio demografico allarmante. Secondo i dati elaborati da Openpolis su base Istat, il 2023 ha registrato appena 435 nuove nascite nel territorio pentro, contro le 578 del 2019. Un calo del 21,6% che colloca Isernia tra le province d’Italia maggiormente colpite dalla denatalità.

Il fenomeno è di portata nazionale ma, in alcune aree – come Isernia e diverse province sarde – assume connotazioni particolarmente gravi. Al contrario, soltanto poche realtà mostrano una relativa stabilità.

Nel contesto molisano, sebbene anche la provincia di Campobasso faccia segnare un trend negativo, la situazione appare leggermente meno critica: qui il calo si attesta al 20,5%, con 1.208 nascite nel 2023 contro le 1.349 del 2019. Una flessione comunque significativa, che contribuisce a disegnare uno scenario complessivo preoccupante per l’intera regione.

La denatalità, però, non è soltanto un indicatore statistico: rappresenta un campanello d’allarme che si intreccia con altri temi centrali per il futuro del territorio, a cominciare dalla tenuta dei servizi pubblici e, in particolare, del sistema sanitario. Il crollo delle nascite nella provincia di Isernia si riflette infatti anche sulla sopravvivenza del Punto Nascita dell’ospedale Veneziale, già oggetto di dibattiti, tagli e incertezze.

La chiusura o la riduzione dei servizi legati alla natalità, in un circolo vizioso, può contribuire ad accentuare la tendenza al calo demografico, allontanando le giovani coppie e rendendo ancora meno attrattivo il territorio.

Dietro i numeri si nasconde un problema più ampio: l’invecchiamento della popolazione, la fuga dei giovani, la carenza di politiche strutturate a sostegno della famiglia, del lavoro e della natalità. Il caso di Isernia – da provincia giovane e promettente negli anni della sua istituzione, a simbolo oggi di fragilità demografica – impone una riflessione sulle strategie da adottare per invertire questa tendenza.

Non bastano misure tampone o interventi episodici: servono investimenti, visione di lungo termine, incentivi concreti per favorire la natalità e trattenere i giovani sul territorio. Il rischio, altrimenti, è che il calo delle nascite si trasformi in un declino irreversibile, con effetti devastanti non solo sul piano sociale, ma anche su quello economico e culturale.