E’ stato trovato morto questa mattina presto, il detenuto italiano di 60 anni che nel carcere Campobasso si è tolto la vita impiccandosi nella sua cella. Secondo una prima ricostruzione l’uomo, di origini campane, sarebbe rimasto molto provato dalla perdita della madre; a causa del recente lutto, ma anche della scarsa vicinanza degli altri familiari, il 60 enne sarebbe caduto quindi in un forte stato depressivo.
Ciò che si è verificato nel capoluogo molisano è il terzo caso di suicidio avvenuto nel centro – sud Italia solo nelle scorse ore, nonché il 38 esimo registrato quest’anno dalle statistiche nazionali. A darne notizia, il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo, che sottolinea come le criticità riscontrate all’interno degli istituti carcerari, quali il sovraffollamento delle strutture, che in alcuni casi raggiunge il 130 %, ma anche la carenza di personale e la conseguente scarsità dei servizi di assistenza psicologica, rientrerebbero tra le cause che contribuirebbero a determinare l’alto tasso di suicidi registrati. Tra le regioni con il più alto numero di casi, resta la Campania, con un dato di 5 casi dall’inizio del 2025.
Secondo il sindacalista, al momento la priorità, anche a livello nazionale, quella di investire risorse economiche nell’edilizia penitenziaria, al fine di risolvere il problema del sovraffollamento, e per consentire agli agenti di polizia di gestire al meglio le situazioni di emergenza quali risse e disordini tra detenuti.
Egli giudica quindi sarebbero insufficienti le misure già stabilite dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio, che pochi mesi fa aveva disposto, nell’ambito di uno specifico piano carceri, la ristrutturazione di stabili preesistenti da adibire a penitenziari, proprio per far fronte al sovraffollamento.
Secondo i dati riportati, ogni detenuto costa allo Stato italiano circa 150 euro al giorno, una somma insufficiente, secondo il parere del sindacalista, a garantirne l’adeguata assistenza.
