La formazione in neurochirurgia rappresenta una sfida complessa e delicata, richiedendo anni di applicazione verso una combinazione di conoscenze teoriche approfondite e abilità tecniche sofisticate. In questo ambito, l’esperienza pratica che i neurochirurghi possono ottenere attraverso la dissezione su preparati anatomici da cadavere è insostituibile, in quanto consente di sviluppare e perfezionare le loro competenze e abilità in un contesto estremamente realistico, migliorando così la sicurezza e l’efficacia delle procedure neurochirurgiche quando eseguite su pazienti.
Il Centro di Medicina Necroscopica dell’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli (IS) è uno dei pochi esempi in Italia in cui queste procedure sono state implementate. Il percorso intrapreso per la sua costituzione e lo sviluppo di programmi di formazione avanzata per i futuri neurochirurghi è stata ora illustrata in un lavoro scientifico pubblicato sulla rivista Frontiers in Surgery.
Il Centro utilizza preparati cadaverici umani, fornendo un ambiente di apprendimento unico che consente la riproduzione fedele di procedure chirurgiche complesse. Questo strumento di formazione si rivela cruciale per sviluppare e raffinare la conoscenza anatomica, la manualità, le abilità tecniche e i procedimenti chirurgici prima di eseguirli su pazienti.
“Nella nostra pubblicazione – dice la dottoressa Arianna Fava, prima firmataria del lavoro – abbiamo descritto in dettaglio l’esperienza maturata qui a Pozzilli nella creazione e nell’attuazione di programmi di formazione, delineando sei livelli di competenza. Ciascun livello include esercizi e procedure specifiche, dalla dissezione dei tessuti molli e suture microchirurgiche, fino agli approcci transcranici di base e avanzati e alle tecniche endoscopiche. Il nostro obiettivo era di fornire una roadmap chiara e strutturata per la formazione in neurochirurgia, garantendo l’acquisizione uniforme delle competenze necessarie in tutto il mondo”.
Investire nella creazione di laboratori microchirurgici come quello del Neuromed è un passo fondamentale affinché le nuove generazioni di neurochirurghi siano preparate per curare al meglio i pazienti. “Non è solo una questione tecnica, di attrezzature o di ambienti adatti – sottolinea Fava – È necessario anche promuovere una cultura che veda la donazione di corpi a scopo di ricerca e formazione. Allo stesso tempo è necessario incentivare la collaborazione tra università e laboratori per introdurre programmi standardizzati di formazione operativa. Con il nostro lavoro scientifico abbiamo offerto la nostra esperienza in quella che è stata una vera e propria sfida”