Campobasso città affatturata?

 

Consentiteci di scrivere su di un argomento che caratterizza le cronache politica e interessa la situazione locale che, vista nell’ottica scaramantica, potrebbe far pensare seriamente che la “iella” si è accanita contro il capoluogo di regione. Città che Luigi Pirandello vestirebbe molto volentieri, se fosse possibile, con i panni di Rosario Chiarchiaro  il protagonista della novella “La patente” in cui, il personaggio listato di nero, si presenta alle autorità cittadine del paese dove vive ed è allontanato da tutti, causa la nomea di “iettatore”, per ottenere la patente di “menagramo”. Una professione che, a una città come la nostra, non si addice giacché, a differenza del singolare personaggio Pirandelliano, non è portatrice di “malocchio” bensì è colpita dal “malocchio”.

Una realtà che, vista la situazione in cui versa ultimamente, leggasi diatribe tra gli schieramenti politici opposti che governano la città fa pensare seriamente che è stata segnata da fattura”, non quella contabile tanto per intenderci, ma uno di quei “singolari artifizi” confezionati da un mago visto che questa categoria opera e prospera a tutto tondo nella nostra Nazione, Campobasso compreso. Una “fattura a morte”, insomma, fatta per far soccombere i punti nevralgici del sistema che ci vede letteralmente retrocessi in tutte le classifiche. Una bocciatura bella e buona che, ancora una volta, costringe i campobassani a rimboccarsi le maniche per cercare di riparare i danni causati da chi “ha giocato con i nostri destini”, affinché la città cadesse in disgrazia.

Per quelli particolarmente sensibili agli argomenti legati al mondo dei “corni”, degli “scongiuri”, delle “filastrocche” contro gli influssi negativi e avvezzi a “toccarsi” dove non “batte mai il sole”, con questa “ironia”, giacché qualcuno ci ha accusato di ironizzare fin troppo e non di concretizzare, vorremo rispondere che è meglio ricorrere all’ ironia e al dileggio per dare una spiegazione a quanto sta accadendo piuttosto che pensare che qualcuno, volontariamente ed artatamente, sta demolendo la nostra identità. Un’identità, e questo non smetteremo mai di scriverlo, fatta di sacrificio, di silenzio e di rinunce, cose cui altre realtà non saprebbero accettare.

Ecco il perché ricorriamo a usare questo strumento non sempre da tutti condiviso. Uno strumento che è spiegabilissimo tanto quanto quello usato da molti cittadini che, pur di allontanare la “mala sorte”, un tempo si recava  alle ricevitorie del lotto per giocare i numeri con la speranza di fare una vincita. Un qualcosa che molti annovererebbero nell’irrazionale e che, se andassimo a guardare la vecchia “smorfia”, gli esperti della cabala indicherebbero con due numeri il 22 o il 23 ossia “il pazzo” e “lo scemo”. Aggettivi che tuttavia non si connotano con i campobassani. I quali, per non smentire la tradizione di buoni meridionali con una mano impugnerebbero gli attrezzi necessari alla ricostruzione con l’altra stringerebbero il classico “corno” con la speranza che gli influssi negativi si ripercuotano su chi ha “affatturato” il capoluogo della ventesima regione d’Italia.

 

Massimo Dalla Torre

 

 

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