L’economia illegale e criminale di Mafia SpA, che concorre alla formazione del Pil

La questione non è di poco conto ed è necessario parlarne, soprattutto adesso che la cattura di Matteo Messina Denaro ha guadagnato le prime pagine del mondo dell’informazione.

La nota è della CGIA di Mestre e riguarda il fatto che la Mafia è concretamente una grande e florida azienda, con un volume di affari notevole, stimato in oltre 40 miliardi di euro.

Soldi totalmente illegali, una economia criminale che risulta pari ad almeno 2 punti del Pil italiano, una storia economica perversa che concorre proprio alla definizione del  nostro Prodotto Interno Lordo.

In pratica siamo tutti, a parole, contro le Mafie, però … l’imbarazzo è davvero enorme, se pensiamo che dal 2014, l’Unione Europea, con un provvedimento legislativo, ha consentito e continua a consentire a tutti gli Stati membri di conteggiare nel Pil alcune attività economiche sicuramente illegali, come la prostituzione, il traffico di stupefacenti e il contrabbando.

Questa opportunità ha consentito, come dimostra l’ultimo dato disponibile del 2020, di “gonfiare” la nostra ricchezza nazionale di 17,4 miliardi di euro, quasi un punto di Pil.

Una decisione eticamente inaccettabile: da un lato lo Stato combatte e contrasta le mafie, dall’altro riconosce a queste organizzazioni criminali un ruolo attivo di “portatori di benessere economico.   In buona sostanza è come se sul piano statistico ammettessimo che anche una parte dell’economia illegale riconducibile a Mafia Spa è “buona e accettabile”; insomma, una componente “positiva” della nostra ricchezza nazionale