Ancora una ricerca assai interessante è stata condotta all’Istituto Neuromed di Pozzilli ed affidata alle più prestigiose Riviste Scientifiche Internazionali.
Questa volta riguarda le persone affette da Diabete di tipo 2 e dal loro rapporto con il cibo e con le diete, che sono al primo posto per il loro percorso terapeutico.
Devono osservare un regime alimentare assolutamente rigoroso, devono mostrare grande attenzione alle calorie ingerite, ma anche per i valori nutrienti contenuti nei vari alimenti.
Tutto questo diventa una parte integrante dei comportamenti di vita di un diabetico.
Una dieta accurata è indispensabile per lui, che dovrà, dal momento in cui gli è stato diagnosticata la malattia, mantenere la rotta alimentare, senza poter deviare dalla strada che gli potrà garantire la sopravvivenza.
Tutto scritto, dunque, ma i ricercatori del Neuromed affermano che oggi tutto questo potrebbe non bastare e aprono al concetto che “un ruolo importante nel determinare lo stato di salute delle persone con questa patologia potrebbe essere giocato anche dal grado di lavorazione degli alimenti che finiscono nel piatto”.
Sono i prodotti, cosiddetti “ultra-processati” e sono stati associati a un impatto decisamente negativo sulla salute della popolazione in generale, come è di fatto documentato in numerosi studi sulla popolazione.
Da qui arriva il percorso di ricerca del Neuromed, che, partito dalla domanda se questi alimenti potessero nuocere alle persone già di fatto vulnerabili come i diabetici, sottolinea il risultato che essi giocano un ruolo assai significativo sulla loro salute, indicando un elevatissimo fattore di rischio mortale per chi consuma molti alimenti ultra-processati, che sono di fatto quelli fortemente trasformati e che nuocciono principalmente a coloro che sono gravati da malattie cardiovascolari, diabete ed altre varie patologie.