A due giorni dal Primo Maggio bisognerebbe riflettere sul tema del lavoro che non c’è

Il lavoro, questo sconosciuto! Una specie di motto che può essere pronunciato dalle ultime generazioni, quelle che hanno visto sempre di più diminuire le possibilità di trovare un impiego, quelle che hanno vissuto, nel nostro Molise sbandierato falsamente come isola felice, i periodi delle dismissioni industriali, con i fallimenti di importanti imprese, che occupavano molte centinaia di lavoratori, vedi i settori della filiera avicola, il tessile, lo zucchero e tante altre piccole e medie imprese che hanno dovuto chiudere.

Una situazione che merita una riflessione complessiva sulle cause, politiche, sociali, imprenditoriali, di mercato ed anche culturali, che hanno portato al dramma del non lavoro, una questione che a due giorni dal Primo Maggio urla una certa vendetta.

Intanto i nostri dati sono assolutamente sconfortanti, come sottolinea il Capogruppo re4gionale del Partito Democratico Micaela Fanelli.

In un documento lei si ferma sull’occupazione femminile e su quella giovanile.

Ricorda che il tasso di disoccupazione femminile si aggira intorno al 10% nel 2020, crescendo fino al 15% nel 2021.

I giovani mostrano di essere lontanissimi da una qualche serenità lavorativa, pensiamo al dato del 2019 quando si tocca un immenso 45% di disoccupati nella fascia temporale che va dai 15 ai 24 anni.

Nel 2020 migliora di qualche numero, ma siamo comunque alla stragrande disperazione, perché parliamo del 40%.

Una situazione che viene rilevata anche nell’ultimo rapporto Svimez, che sottolinea come “sono le donne ed i giovani del Mezzogiorno a subire l’impatto occupazionale maggiore nella crisi pandemica”, in concreto parliamo del -3% a fronte del -2,4% del Centro Nord per le donne, del -6,9% a fronte del -4,4 del Centro Nord per gli under 35.

Praticamente due grosse emergenze, dove tutti, istituzioni, politica e imprese, si riempiono le bocche di promesse e proposte, senza produrre alcunché di positivo, in funzione di un lavoro che sarebbe sviluppo e futuro, di un lavoro che sarebbe motivo di impegno e soprattutto non resterebbe sconosciuto per tanti.