Cambiano gli orchestrali ma la musica è la stessa: la sanità resta terreno di conflitto sociale

Circa due anni fa 5 mila persone scesero nelle strade di Campobasso per protestare contro l’annunciato piano operativo sanitario, poi approvato con legge dello Stato.

Nel frattempo è cambiato il governo regionale, a Paolo Frattura è succeduto al vertice di Palazzo Vitale Donato Toma ma la musica sembra essere la stessa: è la sanità il tema che continua a mobilitare migliaia di cittadini, sempre più allarmati per il venir meno dei livelli essenziali di assistenza sul territorio, dopo il taglio indiscriminato di reparti e strutture sanitarie pubbliche, conseguenza di scelte ragionieristiche che non hanno prodotto alcun risultato concreto, se non caos, disfunzioni e soprattutto morti dovute a casi di malasanità. Come accaduto a Larino con il decesso del 47enne Michele Cesaride; una vicenda che ha scosso le coscienze e ha dato risalto nazionale alla condizione di forte criticità che vive la sanità molisana.

Mille e cinquecento, forse di più, le persone che si sono radunate sabato davanti all’ex ospedale Vietri, a simboleggiare il legame con una struttura che ha sempre rappresentato un punto di riferimento per i larinesi e per le comunità limitrofe, sacrificato sull’altare di un rigore che di razionale non ha nulla. Da qui, in modo composto e in silenzio, è partita la marcia per le strade del centro cittadino.

Ognuno con indosso il nastrino nero in segno di lutto e di vicinanza ai familiari di Michele e a quanti in questi anni sono stati accomunati dallo stesso drammatico destino. Nel corteo gli striscioni dei comitati provenienti dalle altre realtà del territorio: Campobasso, Termoli, Isernia, Venafro. Una delegazione dei sindaci dei comuni delle aree interne del Molise, realtà dove è sempre più difficile resistere e dove più netta è la percezione della lontananza delle istituzioni e della continua regressione dei principi costituzionali. Una mobilitazione consapevole e responsabile di un popolo che pretende rispetto e non è più disposto ad accettare imposizioni da burocrati senza scrupoli.

Davide Vitiello

Foto copertina di Guerino Trivisonno

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