Il Natale dei cambiamenti, dei balocchi, dei profumi, dei doni spesso inutili e di una umanità assai smarrita

Iniziamo porgendo i migliori Auguri a tutti voi, le vostre famiglie, gli amici, gli affetti più concreti, che sia davvero una giornata ed un periodo colmo di quella serenità che sempre più non riusciamo a trovare nelle case e nelle strade delle città e paesi.

Però permetteteci una riflessione amara e triste sul Natale di oggi, su quello che è diventato nel corso degli ultimi anni, la festa più commerciale che ci sia, quella che più di ogni altra ha subito dei cambiamenti, sociali e culturali, che ne hanno snaturato il senso centrale della famiglia, quel motore che per secoli ha portato le persone a trovare l’aggregazione e la vicinanza.

Un Natale che inizia tanti mesi prima nei centri commerciali, nei supermercati, ovunque ci sia un mercato, qualcosa da acquistare, qualcosa da vendere.

Panettoni, pandori, torroni, mille proposte, mille gusti, mille forme, tutte accattivanti, e poi luci, infinite, di ogni colore e regali di ogni tipo, da riempire le nostre case e quelle degli amici spesso di cose inutili, che per lo più useremo poco e niente.

Il Natale senza un fiocco di neve, senza un dito di coltre bianca, il Natale dei viaggi esotici, delle crociere, della fine della sacralità familiare.

Niente sembra più come prima, il cambiamento è stato immenso, cancellando tutte quelle forme che rappresentavano la famiglia raccolta attorno ad un ipotetico focolare, finalmente a parlare, a ritrovare il racconto, ad addolcire, seppur per qualche giorno, il senso concreto dell’esistenza.

Il Natale che è sparito, rimanendo soltanto una oscena montagna di cibo da consumare e molto da buttare, le luci, sempre più invadenti, agli ingressi delle abitazioni, i negozi sfavillanti, a volte semivuoti per la crisi economica ed i soldi che sono pochi, le strade illuminate a giorno per certificare un’allegria e un entusiasmo finto come la pace nel mondo, come il rispetto per gli altri, la solidarietà, l’impegno sociale.

Un Natale che è sempre più pieno di vuoto, perché siamo tutti un po’ più vuoti, lontani gli uni dagli altri, ormai del tutto incalliti e freddi rispetto a qual che ci accade attorno.

Un giorno, sicuramente, di smarrimento, perché ci restituisce la visione di una comunità che non comunica, se non nei termini dell’individualismo e del più forte egoismo, riempiendo le strade festive di un sapore nuovo, che non è più quello dell’aspettativa e dell’emozione, ma semplicemente la testimonianza di una lontananza dai valori, un essere sempre più soli, nonostante il clamore della folla.