Irregolarità all’impianto smaltimento rifiuti, la Ecogreen ricorre al Tribunale di Isernia

Sarà un consulente competente a verificare lo stato dei luoghi e soprattutto la natura dei fanghi depositati da oltre un ventennio nella vasca dell’impianto di depurazione e trattamento di rifiuti liquidi, pericolosi e non, del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Isernia-Venafro.

A deciderlo il presidente del Tribunale pentro, Vincenzo Di Giacomo, dopo che la società Ecogrenn si è rivolta alla magistratura  per far luce su responsabilità ed eventuali abusi a seguito della risoluzione del contratto di appalto che aveva visto la stessa Ecogreen, inizialmente insieme alla società Idresia, aggiudicarsi la gestione dell’impianto di recupero e smaltimento rifiuti

Da subito, la Ecogreen si era accorta che vi erano dei vizi occulti gravissimi. Una delle vasche di equalizzazione contenente fanghi chimico-fisici inorganici è, infatti, risultata gravemente lesionata a causa della spinta dei residui presenti al suo interno già dal 1999 quando, l’allora direttore generale autorizzò delle aziende insediate nel nucleo industriale a scaricare le acque reflue nella rete fognaria consortile, che si collega all’impianto di depurazione, senza il necessario trattamento preliminare richiesto dalla legge.

E mentre resta dubbia la natura dei fanghi che nel frattempo sono aumentati in consistenza e compattezza la Ecogreen chiarisce di aver presentato anche regolare progetto di ammodernamento dell’impianto, allo stato, però, non autorizzato ancora dal Comune di Pozzilli.

Diverse le altre irregolarità rilevate: come lo sversamento di liquame dal pozzetto a monte dell’impianto entrato in funzione ogni volta che vi è stata sovrabbondanza di materiali scaricati.

L’eccesso è finito nei torrenti Ravicone e Rava

In merito è giunta alla Ecogreen la richiesta del presidente del Consorzio di aprire il pozzetto, ma ne è seguito un diniego per evitare ulteriore inquinamento, tutto nell’osservanza della normativa tecnico ambientale di riferimento

Infine, per la società, pare che il Consorzio stia incamerando somme di denaro da parte di comuni ed imprese per un servizio che non presta e che di fatto viene reso dalla Ecogreen che paga un canone.

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