La Corte di Appello di Campobasso dà ragione ai Dipendenti Larivera-ATM per la Cassa Integrazione

La vicenda ha i suoi anni, inizia infatti nel 2011, e riguarda la decisione, presa unilateralmente dalla Società del Trasporto Pubblico Larivera, poi confluita nell’ATM, di collocare una sessantina di dipendenti in Cassa Integrazione in Deroga, una richiesta avvallata dalla Regione Molise, nelle persone dell’Assessore al Lavoro Fusco Perrella e dell’Assessore ai Trasporti Luigi Velardi.

Tale richiesta fu immediatamente criticata e contrastata dagli stessi dipendenti e dalle organizzazioni sindacali che li rappresentavano, soprattutto dalla Faisa Cisal, che ha iniziato e continuato una forte azione di lotta, attraverso i suoi legali, gli avvocati Giovanni Baranello e Salvatore Fratangelo.

La critica ed il contrasto provenivano dalla considerazione di un esempio di pessima amministrazione, perché richiesta in spregio alle norme vigenti ed alle più elementari regole di correttezza, in quanto mancavano i presupposti per la concessione della Cassa Integrazione, oltre alla mancanza di una corretta comunicazione iniziale alle Organizzazioni Sindacali della procedura, all’assenza di una altrettanto corretta informazione nelle riunioni con gli stessi Sindacati per gli esami congiunti e l’inesistenza di un valido programma di risanamento aziendale.

Un percorso lungo, quello intrapreso dai 16 dipendenti che sono rimasti fedeli alla linea critica e che hanno continuato la battaglia legale, i quali oggi vedono riconosciute le loro ragioni, nella decisione della Corte di Appello di Campobasso, che di fatto ha sancito la legittimazione dei loro diritti.

Dell’accoglimento delle tesi dei dipendenti la Faisa Cisal ne fornisce comunicazione, insieme ad una riflessione, si chiede “chi risarcisce i patemi d’animo dei dipendenti e soprattutto chi paga per l’ennesimo sperpero di denaro pubblico?”.

Una domanda che si accompagna ad un’altra ugualmente significativa: Ha la Regione Molise stornato la quota di contributo per il costo del lavoro remunerato dall’INPS?”.

I dirigenti della Faisa Cisal rispondono a se stessi “Crediamo di no!”, che è una risposta assai concreta, visto e considerato le inadempienze, mostrate spesso e volentieri da una classe politica che sembra non dover mai veramente pagare per le magagne che ha creato e che continuamente crea.