Legambiente: ci sono tracce di pesticidi nella frutta che tutti consumiamo

Si parla del 68% di tracce di pesticidi nella frutta che viene venduta nei mercati, un presenza assai significativa di sostanze nocive, che costituiscono un pericolo per la salute di gran parte dei consumatori.

A sottolineare il dato è Legambiente, che mette nero su bianco e denuncia pubblicamente la presenza di vari prodotti nocivi nelle pesche, nei pompelmi, ribes nero, semi di cumino e té verde in polvere, ma anche nei campioni analizzati di arance, limoni, ocra e perfino nel caffè.

Nomi impronunciabili di sostanze che non sono affatto benefiche per la salute delle persone.

In effetti Legambiente si fa partecipe anche di una buona notizia,che è quella che sottolinea come nel totale dei campioni analizzati quest’anno nell’indagine denominata “Stop pesticidi nel piatto 2023” è risultata una diminuzione delle tracce dei pesticidi nei limiti della legge,si è passati al 39% rispetto al 44 dello scorso anno.

Ma esistono campanelli di allarme, che sono assai importanti, come quello sulla presenza dei fitofarmaci.

In particolare a preoccupare sono i cosiddetti “cocktail di fitofarmaci”, cosa rintracciabile in alcuni campioni di uva passa, di pesche e fragole.

Fitofarmaci in abbondante quantità anche in alcuni prodotti provenienti dall’estero,come un peperone dalla Cambogia,che presentava ben 28 residui.

La frutta si conferma lacategoria più colpita dalla presenza di residui.

Sono questi stati rintracciati nell’84% di pere, nell’83% di pesche, nel 53% di peperoni.

Nella frutta esotica, banane, kiwi e mango, èstata riscontrata la percentuale più alta di irregolarità, con il 7,41%, che è un dato considerato nettamente superiore alle altre tipologie di alimenti.

Da sottolineare che in riferimento alla verdura il quadro appare sicuramente migliore, per le verdure, infatti, il circa 67% dei campioni analizzati risulta senza alcun residuo.