L’insulto a Pasquale Napoli, alcune sue opere posate dalle Istituzioni tra i rifiuti di un magazzino

Solo qualche giorno fa ci ha lasciato Pasquale Napoli, un artista di quelli veri, uno scultore di fama nazionale, uno che lavorava la pietra e il marmo come pochi e che ha valorizzato, nel tempo, l’impegno creativo, suo e di tanti altri artisti, oltre che dei Maestri scalpellini che hanno nobilitato il nome del Molise.

Una delle opere che ci permette di ricordare Pasquale Napoli è situata nell’aula consiliare del massimo organo istituzionale, la Regione Molise.

L’opera domina l’aula del Consiglio, è posta, infatti, sulla parete che è alle spalle del Presidente e dei suoi stretti collaboratori  ed è osservata da tutti i consiglieri.

Fa il paio con il grande monumento in pietra, situato al centro della rotonda nei pressi del Terminal degli autobus a Campobasso.

A dire il vero, finora ci sono state alcune mostre dove l’artista ha potuto esporre le sue opere, sempre molto apprezzate dalla gente, ma non è mai veramente stato adeguatamente celebrato nella sua terra.

La speranza è che lo sia al più presto, soprattutto per la qualità del lavoro di Pasquale Napoli nel mondo dell’Arte.

Un lavoro che è stato, oggi, offeso soprattutto da chi dovrebbe tutelare la cultura e l’arte in Molise.

Lo abbiamo appreso da una pagina social, quella in cui si esprime, mettendoci la cosiddetta faccia e decretando la sua piena responsabilità, Emilio Izzo.

Ha parlato ed ha postato delle foto, in cui si riescono a vedere in parte alcune sculture dell’artista, depositate in una sorta di magazzino di materiali vari, nello specifico si notano la scatola di una stampante, un imballaggio di polistirolo, alcuni rotoli, immaginiamo di vecchi progetti e altri rifiuti.

Come testo didascalico delle fotografie, Emilio Izzo,  ha postato un suo documento, inviato agli organi di informazione, al Ministro della Cultura, all’Assessore Regionale alla Cultura, nel quale racconta la vicenda di quelle opere e chiede la rimozione dei dirigenti che hanno permesso lo scempio delle opere deposte nel cumulo di rifiuti.

Queste erano, racconta Izzo, state acquistate, con denaro pubblico, e destinate soprattutto all’atrio del Complesso Monumentale di Santa Maria delle Monache ad Isernia.

Oggi totalmente dimenticate, come altre sculture, in pietra e marmo, oggi pare sparite e/o sistemate chissà dove, comunque mai  collocate per la visione dei cittadini.