Lo Stato e il Superbonus tra costi elevati, frodi e giungla burocratica

Non è tenero il Centro Studi della CGIA di Mestre con coloro che, nel ruolo di Governo italiano, hanno deciso di impegnare risorse per il cosiddetto “superbonus”, comportandosi di fatto in modo assai surreale, perché nella scelta di finanziare quasi esclusivamente l’edilizia privata ha prodotto più problemi che soluzioni, più danni che cose buone.

Paolo Zabeo, il coordinatore degli analisti del Centro Studi, usa il concetto di “Robin Hood” al contrario, qualcuno che favorisce il ricco, togliendo al povero e dunque utilizzando risorse che, se usate in modo diverso, avrebbero potuto produrre condizioni migliori nel patrimonio edilizio italiano.

Le risorse spese finora sono state pari a 122,6 miliardi di euro, questo l’ammontare delle detrazioni fiscali.

I conti degli analisti affermano che se lo Stato avesse investito queste risorse, che sono pari ad oltre 6 punti di Prodotto Interno lordo, per realizzare alloggi pubblici ad un costo ipotetico di 100 mila euro ciascuno, potremmo oggi contare su 1,2 milioni di nuove unità abitative.

Praticamente avremmo potuto demolire tutte le 800mila case popolari presenti in Italia, molte delle quali versano davvero in condizioni difficili e fatiscenti, e ricostruirle tutte, utilizzando tecniche innovative e con classi di efficienza energetica assai elevate.

Praticamente, visto che in questo caso i numeri non ingannano, avremmo potuto disporre di almeno 400mila alloggi pubblici in più di quanti ne contiamo adesso.