Necessario e urgente un fisco più giusto, non complesso e meno farraginoso

Il “Tax Freedom Day”, il giorno della liberazione fiscale è il momento in cui, secondo le analisi dei dati, i cittadini smettono di lavorare, ai fini dei pagamenti delle tasse, esclusivamente per il fisco ed iniziano a farlo per se stessi, utilizzando per sé i soldi guadagnati con il lavoro.

In Italia questo momento di separazione è arrivato soltanto qualche giorno fa, quando i cittadini hanno finito di pagare le tasse, naturalmente nel caso in cui decidessero di anticipare al fisco tutti i soldi che ci vengono chiesti per l’intero 2023.

Il percorso è puramente teorico, un qualcosa messo a punto dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che è arrivata alla considerazione che l’intero piano di scadenze dei pagamenti previsti per quest’anno, verrebbero a concludersi dopo 158 giorni dall’inizio dell’anno.

In questi giorni, ripetiamo, i soldi degli stipendi sarebbero serviti a pagare tutte le tasse del 2023, mentre le restanti risorse, quelle guadagnate nei successivi 207 giorni, che restano fino al 31 dicembre, sarebbero utilizzate da noi medesimi.

Per la CGIA questa riflessione ci permette di confermare, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto il nostro fisco sia ecccessivo, ingiusto e farraginoso.

A cosruire il giudizio negativo basta un piccolo ma significativo esempio, a giugno sono previste ben 115 scadenze, 50 entro il 16 giugno, 1 entro il 20, 55 versamenti, 4 dichiarazioni ed una istanza entro il 30.

Chiaramente non riguardano indistintamente tutti i contribuenti, ma danno il senso della complessità del tutto.