Il Molise che scompare: nel 2020 persi altri 4.000 abitanti

La vicenda di cui vogliamo occuparci oggi è assai complessa, eppure si mostra in una semplicità davvero sconcertante. 

Parliamo dello spopolamento, di quel fenomeno che presenta la diminuzione progressiva della popolazione di un luogo. 

Nel Molise la cosa accade da alcuni anni, però ne parliamo oggi, che ci sembra abbia raggiunto una soglia che dovrebbe preoccupare tutti, a partire dagli uomini delle Istituzioni e che, a nostro avviso, sembra passare totalmente nel silenzio e nel disinteresse in fatto di azioni concrete per arrestare la discendente china. 

Eppure i dati sono impietosi, per la prima volta la nostra Regione segna un numero di abitanti che si fissa al di sotto della soglia delle 300mila unità. 

L’Istituto Nazionale di Statistica infatti svela che il Molise, nel 2020, ha perso ben 4mila abitanti, che sembra una cosa da niente, ma che invece in percentuale è cosa abbastanza grave.  

Alla fine dello scorso anno, gli abitanti erano diventati  296.547, decisamente in calo rispetto al 2019, quando al 31 dicembre erano 300.516. 

Bisogna dire che è stato un calo progressivo, che ha riguardato molti anni a questa parte.  

Diminuzioni costanti, quantificabili dai 3 ai 4 mila ogni anno, il segno di una forte criticità e non soltanto dal fatto che potrebbe essere la colpa dell’effetto del Covid, che ha comunque fatto e continua a fare molti morti in Regione. 

Un dato per tutti, nel 2020 i morti sono stati 4.127, l’anno prima erano stati 3.663, 464 persone in più, ma  i nuovi iscritti all’anagrafe sono stati 6.216, a fronte di 7.769 cancellati.  

A tutto questo bisogna aggiungere un dato che non viene preso in considerazione, molte persone, soprattutto giovani, si sono spostati al nord del Paese e in alcuni Stati europei e in Gran Bretagna, mantenendo di fatto la residenza nei Comuni di origine. 

Beh, loro sono tra gli abitanti conteggiati e questo vuol dire che sono come dei fantasmi, ci sono e non ci sono, un che di dubbio amletico che non ci fa sperare in una buona conclusione, ma decisamente in un dramma, forse addirittura proprio  in tragedia.  

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